Tuttavia da quello astuto prete, ch'egli era, quanto non ispettava al sacerdozio facile concedeva; l'altro no, schermendosi artatamente; così per compiacere a Filippo egli gli condannò i Templari, di cui Filippo arraffati i beni costrinse gli Spedalieri a comprarli; cassò la bolla della scomunica, lui e i complici suoi mandando assoluti; gli concesse le decime per la guerra di Fiandra; e più oltre gratificando il temuto sire (deh! perchè lo spirito di Filippo il Bello non torna a soffiare sul reame di Francia?) tolte le tende da Roma andò a piantarle in Avignone; ma la truce voglia di disotterrare il cadavere di Bonifazio, e darlo al fuoco respinse; bene lo fece giudicare intorno all'accusa di eresia; ma di leggeri uomo si persuade, ch'egli mettesse in opera ogni industria, affinchè il Concilio di Vienna lo rimandasse, come avvenne, assoluto. Il papato adesso si arrampica da questa parte o da quella con perdita continua della sua autorità; legato alla materia si contamina di nefandezza, nè ad altro attende che ad ammassare pecunia; nella contesa tra Ludovico il Bavaro, e Federigo di Austria, il Papa parteggiando per questo scomunica il primo, il quale ito a Roma, crea antipapa Niccolò V, e fattosi incoronare accusa Giovanni XXII di eresia; se il Papa fosse eretico o no ignoro, quantunque la fama lo accusasse appartenere alla setta dei millenari; quello che so, egli è, che fu il più spietato usuraio di quanti mai comparvero al mondo. Benedetto XII tiene ferme le scomuniche contro Ludovico (io l'ho pure chiarito; i Papi sono tutti un prete) il quale per torgli il vino dal capo, convocata la Dieta, fa dare di frego alle censure di quello, e statuire allo impero eleggersi dagli elettori a pluralità di voti, in cotesta elezione il Papa non entrare per nulla, non lui, bensì il Conte palatino del Reno essere vicario a impero vacante.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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