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      I Papi poi e gli antipapi diversi in moltissime cose, nel pigliare pari: sembrava che Giovanni XXII dei trovati per carpire danari avesse tocco la cima, ed in breve fu vinto da Bonifazio IX il quale estese le annate anco alle prelature; e queste annate, che ai tempi suoi sommavano a mezza la rendita dell'anno, egli non si peritò crescere di punto in bianco fino a tre volte la rendita di un anno; ei prese a vendere tutto, indulgenze, cariche, e onori; in prezzo (mancando moneta) pigliava merci: per danaro perdonava delitti: prometteva a vari la cosa medesima, e poichè da tutti se l'era fatta pagare, tutti con fronte di bronzo truffava.
      Per quanto i Papi si sieno industriati fare, hanno ricavato se non poco, però sempre meno di quello, che speravano dai popoli soggetti: e quante volte vi hanno avuto ricorso adoperarono in modo da tenerseli bene edificati. L'Albergato nei commentari dei suoi tempi nota: "come la Chiesa da Terracina a Piacenza possieda bella, e magna parte d'Italia; e tuttavia tanti popoli opulentissimi, tante città floridissime, le quali amministrate da altri, potrieno con le gabelle sopperire alla spesa di qualunque grande esercito, alle mani del Papa appena buttano tanto che basti alle cariche dei magistrati che ci mandano a reggerle." Secondo la relazione dell'Oratore Zorzi, Perugia, Spoleto, la Marca, e la Romagna insieme fruttavano un 120,000 ducati, di cui se la metà entrava nelle casse del Papa era bazza. - I Papi si sono aggravati sopra i sudditi alla stregua, che alla devozione spariva il latte; e non mancano ricordi per informarci come le rendite dello stato sotto Giulio II di 35,000 scudi salirono a 420,000 ai tempi di Leone X; a Clemente VII riuscì portarle fino a 500,000; a Paolo III fino a 706,473; dopo alquanto di sosta ripigliano ad aumentare; Pio IV le spinge a 900,000 scudi, e nello spazio di nove anni le troviamo ascese al 1,100,000 ducati.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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