Il Papa con affetto sviscerato gittò le braccia al collo al Paleologo, e ciò, come agevolmente si comprende, per due cause principali; che la gloria della cessazione dello scisma venendo a lui, il credito del Concilio ne scapitava, e forse sperò, come invero gli venne fatto, che il re greco gli porgesse un'appoggiatura a mutare la sede del Concilio. Il Paleologo poi si attenne al Papa e non al Concilio, però che il Papa essendo principe di stato grande, e poderoso di aderenze, ei solo offeriva maggiore sicurezza di soccorso, che non il Concilio, e s'ingannò. Il Concilio subodorando il tratto del Papa andò su i mazzi, e ab irato lo dichiara contumace: pessimo consigliere lo sdegno: gli ambasciatori dei principi pensosi dei trambusti, i quali il nuovo scisma avrebbe partorito per certo adoperarono parole gravi contro l'avventatezza dei Padri, sicchè Eugenio, colto il destro, potè traslocare il Concilio da Costanza a Ferrara, e quindi a Firenze. Ma fu a Ferrara, che mutata temperie, Eugenio con l'universale consenso dei Padri quivi raccolti potè scomunicare i Padri di Basilea, i parenti, i seguaci, gli albergatori loro, anzi perfino i mercanti che recandosi colà portavano le cose al vivere necessarie; nè si rimase alla scomunica soltanto, ma altresì accomodando, secondo il costume dei preti, le parole della scrittura ai fatti suoi, siccome il vangelo dice: che i giusti si portarono via le spoglie degli empi, così quando i fedeli della Chiesa porranno le mani addosso ai mercanti, ai vetturali, e ad altra gente siffatta gli spoglino con coscienza sicura, perchè si hanno a persuadere che compiono opere meritorie.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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