Intanto Lorenzo trovandosi in procinto di dare la balta si getta in balìa di Ferdinando di Napoli; e' fu come mettere il capo in bocca al lione, ma lo beneficò la Fortuna sicchè giunse ad amicarsi Ferdinando. Il Papa stette per diventarne pazzo, nè si sa fin dove sarebbe precipitato se i Turchi avendo preso Otranto non lo avessero fatto cagliare. Impaurito si accorda con tutti; ma con la morte di Maometto indi a breve, cessata la paura, torna a scombuiare ogni cosa: co' Veneziani si accorda spogliare il duca di Ferrara, e dividersene gli stati, Ferrara a lui, a loro il restante. Di qui nuove divisioni; la Italia rotta in cento parti le une contro le altre armate; forse non una spanna di terra senza risse di sangue. - Di tutti questi scompigli il Papa altro frutto non cava, eccetto quello di vedersi minacciata Roma dal duca di Calabria; allora invoca aita dai Veneziani i quali gli mandano duemilacinquecento cavalli e Roberto Malatesta capitano strenuissimo; nè Malatesta comparve minore della fama; andò e vinse il duca a Campomorto dopo acerba battaglia. Il Papa per doppio motivo (e bastava uno) gli fu ingrato, il primo perchè gli uomini di raro ricompensano il benefizio cui possono ricompensare, il benefizio poi, ch'eccede le facoltà loro detestano, e più chi lo ha fatto: quindi un re ti darà guiderdone se gli acquisti un contado, se un regno cercherà perderti, e questo ci testimoniano le storie antiche, più le moderne; l'altra causa movente il Papa era che Girolamo suo figliuolo appetiva Rimini retaggio di Roberto; quindi questi ottenne quello che doveva ottenere, morte per veleno immatura, ed una statua col motto veni, vidi, vici.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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