Il Papa udita la pace per rovello ne infermò a morte; quando gli ambasciatori gliela portarono egli raccogliendo le forze estreme con irosim accenti proruppe: "che pace! che pace! questa è ignominia, è vergogna; io non posso approvarla, non benedirla." E poichè gli andavano persuadendo essere ormai cosa conchiusa, e sempre degna la pace tra cristiani della benedizione di un Papa egli levata dalle fasce la mano gottosa fece atto che taluno prese per benedizione, ed altri per maladizione, nè ci fu modo a chiarirlo, imperciocchè senza profferire parola il giorno dopo morì più che per altro per rabbia di vedere in pace questa mìsera Italia cui egli aveva così scelleratamente lacerata.
Alessandro VI, che sta per venire, le immanità papali, e imperiali supererà tutte; pure Sisto, e Innocenzo gli ammannirono stupendamente il terreno: delle truci e nefande libidini taccio; sia questa prova della sanguinaria indole del Papa defunto; suo diletto assistere ai mortali duelli: due ne ordinò a piè della scala del suo palazzo di piazza San Pietro, egli mastro del campo: i duellanti non incominciassero se prima egli non ne avesse dato il segno, e il segno fu quello della redenzione..... la Croce. Il Papa ci prese un gusto matto, e desiderò vederne altro; nel primo duello uno dei combattenti morì su l'atto; nel secondo ambedue mortalmente feriti furono tratti a spirare l'anima altrove. -
Per ciò che importa peculiarmente al nostro assunto vuolsi considerare come in questo pontificato per promovere gl'interessi della famiglia Riaria non si ebbe scrupolo sbonconcellare il preteso retaggio di San Pietro: non era ancora stato trovato il non possumus: e non ancora un Concilio di preti bugiardi aveva bandito divina la istituzione della potestà temporale del Papa; di vero per causa del matrimonio di Lionardo della Rovere con la figlia naturale di Ferdinando, Sisto abbandona al re il ducato di Sora, Arpino, e gli altri feudi della Chiesa nel regno di Napoli; nè basta, gli rimette il tributo arretrato solito a pagarsi da Napoli alla Chiesa, e ne lo dispensa finchè egli viva.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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