Nella Inghilterra assai comunemente si accetta il diritto della resistenza alle usurpazioni della monarchia; ma, a senso mio, dalla libertà di palesarlo in fuori non vedo a che giovi: imperciocchè tutto si riduca nella potenza di poterlo esercitare, e se potrà, il popolo fie, che l'adoperi o l'abbia detto o taciuto, se poi non potrà, o lo eserciterà infelicemente, e allora ancorchè lo abbia espresso, ed anco gli sia assicurato per legge, non per questo la monarchia trionfante glielo farà scontare più mite; in simili casi il traditore è il vinto, e i giudici per condannare si trovano sempre. Ai tempi nostri abbiamo veduto in Francia quei medesimi giudici, i quali avevano dettato il decreto di accusa contro Napoleone III come traditore della Patria, amministrare la giustizia in nome di lui.
Le costituzioni giurate, o no abbile per menzogna sempre finchè non contemplino un mezzo facile per infrenare la potestà regia, o meglio se la potestà regia non metti in istato di non nocere scemandola delle prerogative delle quali, volendo, può abusare. Ai nostri padri, massime ai Veneziani, non sembrava mai sentirsi a bastanza sicuri, sicchè ponevano cura indefessa a limitare le attribuzioni del potere; noi all'opposto gliele sbraciamo con la pala, e poi ci lagniamo se la libertà abbia faccia di menzogna. Il Segni, nel libro ottavo delle storie, racconta come quando, dopo la strage di Alessandro dei Medici, si riunì la pratica per surrogargli nel ducato Cosimo, Francesco Guicciardino intendesse camminare rispettivo imponendo limiti, e condizioni all'autorità di lui; senonchè saltato su Francesco Vettori ruppe in queste parole, le quali non potrebbero mai essere abbastanza lette e considerate da quanti si professano amici della libertà: "mi maraviglio bene ora di voi, messere Francesco, che siete stato sempre tenuto prudente, che consideriate tante minuzie nel far creare questo principe: perchè se gli date la guardia, le arme, e le fortezze in mano, a che fine mettere poi ch'ei non possa trapassare oltre ad un determinato segno?
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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