Prima di raccontare la sua morte diciamo alquanto dei suoi costumi. Gem nacque figlio a Maometto II quando questi sedeva sovrano, Bajazzette mentre durava privato; distinzione sufficiente, anzi ce n'era di troppo, a fare che il fratello minore nato nella porpora vincesse il maggiore; ma bisognava prevalere nelle armi; invece fu Gem sconfitto, ond'ebbe di catti scappare, e ripararsi a Rodi sotto la protezione dei Cavalieri di san Giovanni: protezione nemica vuol dire, quando è bazza, prigione, quasi sempre morte di laccio, di ferro, o di veleno. I Cavalieri lo mandarono in Francia nella commenda dell'Alvernia; a loro lo chiese il Papa, e il gran maestro Francesco d'Aubusson facendovi calca dintorno, glielo consegnarono; il d'Aubusson in mercede ebbe il cappello cardinalizio. Bajazzette promise al Papa gli avrebbe pagato quarantamila ducati annui se glielo custodiva stretto, e il Papa, che aveva voluto Gem appunto per questo, conchiuse il negozio; però non sentendosi il Bajazzette abbastanza sicuro s'industriò avvelenarlo; propinatore a prezzo del veleno un Macrino del Castagno gentiluomo della Marca di Ancona; scoperto patì orribile supplizio; non dissentivano i Papi ad avvelenare Gem, solo intendevano avvelenarlo essi, come di fatti fece più tardi Alessandro VI e per molto tesoro, come noteremo a suo luogo. Sicarii, ed avvelenatori in cotesti tempi frequentissimi a Roma, e non poteva essere ameno, però che nei casi ordinari come si costumava fino dai tempi di Bonifazio VIII, vendevansi bolle d'impunità, e indulti per delitti commessi, e da commettersi, allegando a scusa della iniquità le parole del Vangelo: "non voglio la morte del peccatore, ma viva e si penta.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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