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      In quel torno Cesare Borgia suo figliuolo si trovava a studio in Pisa sicchè udita appena la esaltazione del padre di un salto fu in Roma; presentatosi al Papa, questi, che non rifiniva parlare di riforme, del vituperio delle simonie, e di altre infamie da doversi torre via dalla Chiesa col ferro, e col fuoco, mentre tuttavia gli stava genuflesso dinanzi gli sciorinò una lunga diceria di cui la sostanza era, che non isperasse grazia o favore; i premi se gli aveva a guadagnare con illibati costumi, e studi poderosi; egli non avrebbe imitato lo esempio dello zio Calisto, il quale smembrò la Chiesa del ducato di Spoleto per donarlo a lui, a lui la prefettura di Roma, e la vice cancelleria della Camera, a lui il generalato della Chiesa, ed altri benefizi parecchi, che arieno potuto bastare a guiderdone di molti, e tutti più capaci di lui. - Ai presenti, udendo coteste parole, sembrava di avere le traveggole; egli era negare il pasto all'oste co' vermicelli in bocca; Cesare ne trasecolò, e corse difilato a sfogarsi con la madre Vannozza, la quale ne rise di cuore confortandolo ad aspettare.
      Assunto al pontificato Alessandro prese a inimicarsi con Ferdinando di Napoli perchè egli dette sottomano i danari agli Orsini onde acquistate le castella di Anguillara, e di Cervetri gliele tenessero come un calcio in gola; la quale avversione crebbe fuori di misura per la repulsa di Alfonso duca di Calabria di maritare certa sua figliuola naturale con uno dei figli del Papa; per la quale cosa egli si strinse in lega co' Veneziani e col Duca di Milano osteggiando il re di Napoli; ma Ferdinando, che per sagacia, malignità, e ferocia si rassomigliava come uovo ad uovo al moderno Ferdinando II, con ogni studio volendosi tenere bene edificato il Papa, impedì recassergli ingiuria i baroni romani di concerto con Piero dei Medici, e il duca di Calabria, e mise pratiche per istaccarlo dalla Lega, ed accorciarsi con lui; il Papa volentieri le accolse, ma evitava venire alle strette confidando, che il tempo greve di casi, gli porgesse occasione di avvantaggiarsi con suo maggiore profitto; nè la occasione si lasciò aspettare; dacchè la calata di Carlo VIII si conobbe statuita, Ferdinando compunto da affannosi presagi morì, e Alfonso bisognoso della investitura papale, smessa la superbia, ebbe a calare concedendo la figliuola Sancia da prima negata a Giuffrè figlio del Papa, col titolo di principe di Squillace, e Cariati, 10000 ducati di pensione, 300 uomini di arme pagati per sua difesa, e per giunta il protonotariato di Napoli ch'è delle sette principali cariche del regno; nè qui finiva: a Francesco duca di Gandia un'altra delle sette cariche, e 10000 ducati di pensione, a Cesare, che allora era Cardinale, e per giunta arcivescovo di Valenza, un benefizio, e dei grossi; del quarto figlio maschio del Papa tace la storia, e non ne ricorda il nome, forse nacque sconcio, e visse così.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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