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      Diritti la Chiesa non aveva, se togli le antiche e famose donazioni, pure non si vuole negare, che parecchi per possedere simulacro di potestà legittima a opprimere i popoli avevano sollecitato ed ottenuto titolo di vicari della Chiesa, e promesso eziandio il censo annuo, che non pagavano mai: non importa, porgi al prete la cima della corda in mano, ed ei saprà tenerla inoperosa per secoli, finchè non giunga la opportunità di stringertela al collo; difatti occorrevano città come Ancona, Spoleto, Terni, Narni, Assisi, e qualche altra, che si reggevano a ordini repubblicani; peccato che gare interne ed esterne le impedissero a costituirsi in valida lega fra loro, sicchè ogni giorno crescevano le cause della provocazione, quelle della difesa diminuivano. Primi a cadere i Riario nepoti di Sisto investiti d'Imola e di Forlì. Imola non oppose resistenza, a Forlì la vedova Caterina Sforza, scansato prima il figlio Ottavio a Firenze, volle mostrare il viso alla fortuna, e fece strenua difesa, non felice, chè il Valentino sovvenuto da 300 lance di Francia espugnò prima la terra, poi la rocca. Caterina venuta in potestà del Borgia, andava a Roma prigioniera e fu chiusa in castello Santo Angiolo, donde la trasse fuora Ivo d'Allegre o vergogna lo rimordesse, od altra passione lo stimolasse. - I signori di Faenza, e di Rimini apprensioniti supplicano per soccorso. Astorre, il quale pure nacque dalla figlia di Giovanni Bentivoglio, fu respinto dallo zio, ch'ebbe di catti ottenere perdono dal re Luigi pei sussidi somministrati al duca di Milano; nè gli riuscirono migliori amici i Fiorentini pensosi anch'essi dei fatti loro: peggio di tutti i Veneziani, che in coteste strette disdissero l'amicizia vecchia, e scrissero nel libro di oro il nome del Valentino che a questo modo diventò nobile veneziano.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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