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      Pandolfo Malatesta signore di Rimini vista approssimarsi la burrasca si tirò al largo; e ne seguì lo esempio Giovanni Sforza signore di Pesaro; per converso elesse contrastare Astorre Manfredi di Faenza giovane fuor di misura bellissimo, e di magnanimi spiriti; il Valentino si mosse ad assaltarlo con potente esercito, e copiosa artiglieria; adoperando le armi costui non poteva omettere i tradimenti, e corruppe Dionigi di Naldo a tradire Astorre del castello; scoperto il trattato le spengono a ghiado: durarono tutta una stagione intorno all'assedio di Faenza invano: entrato il verno in cotesto anno rigido oltre il consueto e' fu forza ritirarsi; il Valentino tornò in primavera con animo più perverso, ed esercito più gagliardo; due volte assaltò, e due rimase respinto: tuttavia i Faentini considerando non poterla durare, così com'erano privi di ogni umano aiuto con le lacrime agli occhi supplicarono Astorre a capitolare; i patti brevi: salvi le persone, e i beni, libero Astorre recarsi dove gli talentasse.
      Astorre con un suo fratello bastardo ed una giovane donna erano menati prigioni in castello Sant'Angiolo, quivi stettero un anno in capo al quale i cadaveri di questi miseri furono trovati nel Tevere; quello di Astorre aveva una corda intorno al collo, gli altri due stretti insieme e con le mani legate dietro il dorso. Il Guicciardino scrive essere corsa fama, come qualcuno sfogasse la immane libidine nel corpo di Astorre, il quale qualcuno nella vita del Valentino, che un dì pubblicata col nome di Tommaso Tommasi sappiamo essere opera di Gregorio Leti, diventa colui, che sconvolgeva tutte le leggi di natura e di Dio, con le quali parole dà ad intendere, lo scellerato stupratore fosse il Papa: ahimè! troppi vediamo essere i delitti veri commessi da questo empio uomo, onde gli si abbiano ad aggiungere anco gl'immaginati.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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