Reduce da Napoli, macchina la usurpazione del ducato di Urbino retto da Guidobaldo che per cotesti tempi fu una coppa di oro di principe, e lo sarebbe anco ai nostri per bontà, e per sapienza; il modo che il Papa e il Valentino tennero, questo: gli finsero maravigliosa benevolenza, composero le liti che cotesto signore teneva con la Camera apostolica, il nipote Francesco Maria promossero a prefetto di Roma, e per fino gli proffersero ammogliarlo con Angiola Borgia; tranquillatolo coś ingrossarono l'esercito nelle terre vicine sotto colore di assediare Camerino, e poi gli mandarono messi con lettere ortatorie perchè gli servisse per cotesto assedio delle sue artiglierie, assettasse le strade, provvedesse vittovaglie ai soldati, consentisse per le sue terre il passo a un 1500 uomini. Il duca rimanḍ indietro al Valentino per accertarlo sarebbe servito; se altro avesse desiderato comandasse, e il Valentino come intenerito si profondava in grazie maravigliose giurando non volere in Italia altro fratello, che il duca; per colmo di favore gli saria grato se incamminasse un migliaio di fanti in aiuto del Vitellozzo suo capitano su quel di Toscana. Tesa a quel mo' la rete, di un tratto la strinse; non contento dei beni voleva la vita del buon Guidobaldo, che avvertito non credeva, ma reso accorto in estremo appena col nipote Francesco Maria della Rovere poterono scappare a sant'Agata, dove presa veste contadinesca separaronsi commettendosi all'aiuto di Dio, che li condusse a salvamento fuori di ogni pericolo.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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