Pazienza! Il Borgia si morse il dito; e non sospese pure di un'attimo la opera propostasi; col Vitelli minaccia la Toscana, ribella Arezzo, e n'espugna la Rocca, e forse Firenze non la contava se accordatasi col re di Francia, questi non avesse spedito in diligenza ordine al Valentino di lasciare illesa la Toscana; e nondimeno egli più tardi quando i Fiorentini gli mandarono legato il Machiavello costui con giuramento affermava di coteste rivolture sè non solo innocente, ma inconsapevole; di ogni cosa colpa il Vitelli. Intanto egli assedia più certa preda Camerino; fatta un po' di resistenza Giulio Cesare da Varano propone gli accordi, e il Valentino gli accetta, ma sul punto di segnarli egli sforza la terra, i patti straccia, mette le mani addosso a Giulio Cesare, e a due suoi figliuoli Venanzio e Annibale, i quali tutti in un'attimo strangola, il primogenito Giovanni Maria poco innanzi ito a Venezia per miracolo scampa.
Vinti e spogliati i nemici, rimaneva a spengere, ed a spogliare gli amici; già per venirne più agevolmente a capo il Papa si era industriato commettere scandali tra gli Orsini e i Colonna, e ci era riuscito come quelli che ab antiquo procedevano scambievolmente nemici; però il Papa si mosse meno pel proposito di separarli, che per l'altro di non farli mai ora nè poi riunire. Fino dalla capitolazione dell'Atella il Papa dopo avere fatto sostenere, in onta alla fede giurata, Virginio Orsini, ne pubblicò i beni ordinando al duca di Gandia, e ad altri parecchi mandassero la sentenza ad esecuzione: donde una guerra lunga e varia, ove nella difesa di Bracciano mostrò la donzella Bartolommea, sorella di Virginio Orsini, tale prova di valore da disgradarne i più intrepidi.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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