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      Tuttavia è giusto considerare, che se la Chiesa gallicana rimase scema dei suoi diritti, questo accadde non già a benefizio della Chiesa Romana, bensì del re, e se ben guardi vedrai, ammirando, come Lione senza troppa repugnanza cedesse cosa a cagione della quale Gregorio VII aveva scombussolato il mondo.
      Più tardi, nella occasione degli sponsali di Lorenzo con la Maddalena dei Reali di Francia, accadde permuta anco più turpe. Francesco restituì a Lione la carta con la quale si obbligava cedergli Modena e Reggio, e il Papa cortese gli concesse le decime levate sopra il clero francese per la guerra contro i Turchi adoperasse a suo talento, anco ai danni dei cristiani: demolitore supremo della fede il Papa.
      Anco a lui, anzi più che ad altri, a lui faceva mestieri empirsi le tasche di pecunia, e poi aveva bisogno che i cardinali lo temessero, al quale intento promosse in un picchio trentun cardinale; molta arte ei mise per onestare così stemperato partito; molto più, che tra i promossi noveraronsi due figli di sue sorelle, e non pochi uomini di mal affare; gli altri ebbero a comperarsi a contanti la dignità cardinalizia, togline alquanti per dottrina, e per rettitudine illustri, cacciati costà come i frodatori sogliono inalberare bandiera di potenza amica per mettere dentro il contrabbando.
      La necessità di promovere Cardinali nacque da questo, che ridotti a dodici non davano luogo a intrigo; pochi da gran tempo erano rimasti, ma a tali estreme angustie il sacro Collegio si trovò condotto dalla congiura Petrucci; se, e fin dove costui fosse colpevole insieme ai suoi compiici qui non occorre cercare; certo è che Lione co' Petrucci svisceratissimi suoi prima della congiura si mostrò crudele, dopo fraudolento e spietato; il cardinale Alfonso presentandosi in compagnia del cardinale Bandinello Sauli, fidato alla religione del salvocondotto papale, è preso, e sostenuto in castello; il Sauli gli tenne dietro, e dopo il Sauli Riario, Adriano da Corneto, e Francesco Soderini; ancora cacciarono le mani addosso ad un Pocointesta da Vercelli cerusico, ed al Nino segretario.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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