raccontando il caso, tace dello assassinio; forse lo ignorava, ma sapendolo è naturale lo dissimulasse o perchè ogni uomo rifugga confessare la propria infamia, o perchè manifestandolo si sarebbe tirato addosso l'odio dei Medici suoi padroni, e quello degli Este provocati a bastanza: però voglionsi bene conficcare nella mente questi ricordi di lui, che ho allegato altrove, e mai non rimango citare quante volte me ne capiti il destro; da questi si ricava in qual concetto tenesse la gente chiesastica, e se di ogni più rea azione li reputasse capaci: "io non so a cui dispiaccia più, che a me l'ambizione, l'avarizia, e la mollizie dei preti... nondimeno il grado, che ho avuto con più pontefici, mi ha necessitato amare per il particolare mio interesse la grandezza loro; e se non fussi questo rispetto, arei amato Martino Lutero quanto me medesimo, non per liberarmi dalle leggi indotte dalla religione cristiana... ma per vedere ridurre questa caterva di scellerati a' termini debiti, cioè a restare o senza vizii, o senza autorità(141)." Ribadisce più veemente il chiodo col Ricordo CCCXLV: "io ho sempre desiderato naturalmente la ruina dello stato ecclesiastico, e la fortuna ha voluto che sieno stati due pontefici tali che sono stato sforzato desiderare e affaticarmi per la grandezza loro; se non fussi questo rispetto, amerei più Martino Lutero, che me medesimo, perchè spererei, che la sua setta potessi ruinare, o almanco tarpare le ale a questa scellerata tirannide dei preti."
Nel Ricordo CCCXVII insegna.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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Medici Este Martino Lutero Ribadisce Ricordo CCCXLV Martino Lutero Ricordo CCCXVII
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