... che insegna egli mai? Cose che essendo state pensate e dette ora sono trecento anni e più fra noi, sembra impossibile che non l'abbiano apprese, apprese non l'abbiano tolte a norma di vivere: "tutti gli stati, chi bene considera la loro origine, sono violenti, nè vi ha potestà che vi sia legittima, dalle repubbliche in fuora nella loro patria e non più oltre: nè anco quella dello imperatore, ch'è fondata in sulla autorità dei Romani, che fu maggiore usurpazione che nessun'altra; nè eccettuo da questa regola e' preti, la violenza dei quali è doppia, perchè a tenerci sotto usano le armi spirituali, e le temporali."
- Tre cose, messere Francesco desiderava vedere innanzi, la sua morte, ma dubita, ancora ch'ei vivesse molto, non ne vedere alcuna: uno vivere di repubblica bene ordinata nella città nostra, Italia liberata da tutti e Barbari, e liberato il mondo dalla tirannide di questi scellerati preti(142). E sembra, che sia difficile però ch'io mi trovi giusto a desiderare queste cose come lui; però se non conseguiva la prima, sua la colpa in gran parte, essendosi adoperato a tutto uomo a rituffare la Patria nel servaggio, quantunque lo spettacolo della virtù cittadina strappasse dai suoi labbri beffardi la singulare sentenza: - "accade qualche volta e' pazzi fanno maggiori cose, che e' savi: procede perchè il savio dove non è necessitato si rimette assai alla ragione, e poco alla fortuna: il pazzo assai alla fortuna e poco alla ragione; e le cose portate dalla fortuna hanno talora fini incredibili.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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