Il corriere gli portò la nuova a Malliana mentre recitava il benedicite seduto a mensa: "buona nuova è questa che ci havete portato" disse al corriere, e non capiva in sè dalla gioia: se si straviziasse non importa dire; gli Svizzeri di guardia presero a menare gazzarra, e quantunque il Papa mandasse ad ordinare, che smettessero non gli diedero retta: era il 24 di novembre, e tra il calore del fuoco, i fumi del vino, e l'eccitamento dell'allegria il Papa sentendo il caldo grande non posava mai di andare su e giù dal balcone al cammino; la notte gli prese la febbre; fattosi condurre a Roma si mise a letto; intanto sopraggiunse la nuova della resa di Piacenza, e la sua gioia cresceva intantochè il maestro di cerimonie, consultato da lui, lo chiariva non essere costume della Chiesa celebrare con feste, e grazie a Dio le vittorie riportate sopra principi cristiani, a meno che grandissimo benefizio ella non ne avesse risentito; egli rispose che il benefizio veramente era maraviglioso; apparecchiasse pure le feste, e pel 1 di decembre riunisse il concistoro. In cotesto giorno non fu tenuto il concistoro perchè Lione si sentiva indisposto vie più, però non tanto da inspirare apprensione; nella giornata giunse un'altro corriere con la notizia della presa di Parma; e il Papa parve andarne in visibilio: si saria detto che si contendessero la sua vita la Fortuna, e la Morte; superò questa, e nella notte del 1 decembre 1521 rese l'anima senza sacramenti. Certo tristo poeta con un certo distico latino, a torto attribuito al Sannazzaro, ammonì che non glie li poterono amministrare però ch'ei gli avesse venduti.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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