I Romani odiarono Adriano non perchè non possedesse virtù, al contrario perchè non possedeva vizi; tentarono per fino ammazzarlo, e Mario di Piacenza, impedito ad usare il pugnale contro il Papa, lo volse contro sè e si uccise; i Cardinali lo detestavano, e quando mentre egli orava nella cappella pontificia ruinò la volta fracassando parecchi Svizzeri e lui lasciando illeso, taluno di loro si fece sentir dire alla libera: "oh! quanto era meglio ci restasse schiacciato lui, che quei meschini." Proprio cotesto Papa nacque a mala luna; a fine di conciliarsi il favore della Germania volle canonizzare un santo tedesco, Pennone di Sassonia; non lo avesse mai fatto! Gli si scatenò contro Lutero con un libro (Lutero componeva libri come focacce) intitolato: "Contro il nuovo idolo, che deve erigersi a Misna," sicchè ebbe a pentirsi per non averlo lasciato stare.
Ecco Clemente VII: di lui nei nostri libri favellammo assai; molti storici lasciarono minuta descrizione della sua indole: come Medici si versò nelle lettere; assai si dilettò di arti; della musica prese maraviglioso sollazzo; sonava e cantava non senza lode di maestro; lo affermano non avaro, non superbo, non libidinoso, parco nelle vesti e nel cibo; ma di cuore fu diaccio, senza pietà, implacabilmente imperioso, timido, pieno di ambagi; a' danni suoi simulatore e dissimulatore solenne; finchè durò Cardinale ebbe fama di eccellente governatore dello Stato, e la perse da Papa: in mal punto strinse leghe, e fece guerre, e conchiuse paci.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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