La buona gente non capiva in sè dalla contentezza; ormai predicava ogni discordia assettata, mantenuta la unità della Chiesa e con essa quella dello Stato: che rimaneva dunque per ridurre a perfezione il negozio? Poca cosa in verità, la ratifica di Lutero, e del Papa. Lutero esaminato bene gli articoli dell'accordo buttò carte in tavola, e disse ai Deputati, che glieli presentarono: "rigettarli reciso perchè pieni di equivoco: a lui piacere le cose chiare." Dall'altro canto il Papa sottoposti gli articoli ai Cardinali Caraffa e San Marcello, perchè gliene riferissero, questi se ne mostrarono scandalezzati, li dissero nebulosi, e insidiosi: da ambe le parti ragione ad un punto e torto, ognuno li voleva patenti a modo suo: insomma accordarsi non potevano, chè virtù al mondo non basta per mettere in pace il fuoco e l'acqua. Il Papa astuto rispondeva: "non approvo, nè respingo la convenzione, solo avverto, che anco i parziali di quella giudicano come i concetti ne abbiano ad essere meglio esplicati."
Ecco le correnti sotterranee, che cospiravano occultamente a mandare a male il negozio: per simile convenzione la Germania avrebbe acquistata stupenda unità religiosa e civile, a capo della quale dove fosse giunto a mettersi l'Imperatore, fermo nella idea, che a lui spettasse il diritto di convocare il Concilio, poco più gli avanzava per giungere alla monarchia universale, che stette lunga pezza in cima dei suoi pensieri: però se ne spaventavano i cattolici al pari dei luterani, il Papa non meno di Lutero.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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