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      Da prima partorirono non lieve impressione comparendo su pei trivi, e per le piazze col berretto quadro in capo, roccetto e stola, a piè di un crocione, sopra un palco parato di panno nero predicando smaniosi terrori piuttosto che speranze, ed anzi di additare la via del paradiso spalancando davanti gli atterriti a due battenti le porte dello inferno: giovavano al popolo, ma di bene altro soccorso questo aveva mestiero; non erano a bastanza pugnaci; nello instituto non si trovarono ordinati a guerra, e nell'applicazione non penetravano profondo nel cuore del popolo nè con mani gagliarde a modo loro lo plasticavano. Nocque loro il partito di astenersi dall'accatto, onde in breve non poterono ammettere altre persone, che le provviste con maggiori o minori sostanze; di qui ricchezza, e superbia: e procedendo con simile tenore si venne al punto, che per entrare nell'ordine dei Teatini bisognò produrre le prove della nobiltà; il cerchio degli educandi si restrinse, e diventato aristocratico, epperò esclusivo, di ora in poi non valse ad altro, che a fabbricare vescovi.
      Dopo i Teatini vennero i Somaschi, fondati da un Girolamo Maini; anco di questi fu intento educare, predicare, assistere gl'infermi, e più specialmente pigliarsi cura degli orfani, pur troppo infiniti a cotesti tempi in Italia per le guerre continue e per le pesti che la desolarono: dopo o insieme co' Somaschi i Barnabiti per istudio dei preti Zaccharia, Ferrari, e Morigia milanesi: buoni tutti a qualche cosa, impari a reggere contro la procella, trattandosi adesso meno provvedere al futuro, che porre argine efficace alla ruina del presente.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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