Da Monserrato si condusse a Manresa per quinci recarsi a Gerusalemme, e davvero gli era come andare a Roma per Ravenna: intanto che si allestisce a battagliare i Maomettani, si trattiene nel convento dei padri Predicatori a pregare genuflesso davanti la immagine di Maria sette ore del giorno e a flagellarsi quotidianamente tre volte dentro ventiquattro ore. Ma qui dopo tanta presunzione lo colse lo scoramento, chè gli pareva trovarsi immerso nel peccato fino ai capelli; sè indegno di essere eletto a tanta opera; mancipio senza rimedio dello inferno: confessavasi, e riconfessavasi, nè potendo aver pace statuì finirla col buttarsi dalla finestra. Gli atti di Santo Ignazio c'istruiscono, ch'ei se ne astenne per tema di offendere Dio: io i segreti di Dio non so, ma quasi metterei pegno, che se Ignazio si precipitava giù del balcone non se ne saria preso a male. - Qui fu che una vecchia gli predisse: stesse di buono animo chè Gesù gli sarebbe comparso davanti; ed avendosi egli ficcato in mente cotesta fantasia quasi oracolo della Sibilla cumea un bel di si ferma di un tratto sopra gli scalini del convento dei Domenicani di Manresa e scoppia in pianto, però che proprio lì gli si rivela il mistero della santissima Trinità sotto la figura di tre tasti da organo, senza dire se di ebano o di avorio(146). Veramente non so che cosa ci fosse da piangere nel vedere tre tasti, ma l'andò così: un poco più tardi circoscritto da un'ostia vide colui il quale adorano i Cristiani Dio ad un punto ed uomo; nè le visioni finiscono, che meditando lungo la sponda della riviera Llobregat nelle acque fuggitive egli degge tutti i misteri reconditi della fede cattolica.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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