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      Ora se non giudichiamo matto costui io penso che non possiamo pretendere di essere tenuti savi noi. Insomma, se altri lo abbia detto non so, ma io penso che santo Ignazio si abbia a definire un Don Chisciotte di fanatismo religioso; e non di manco questo uomo, che al suo primo comparire nel mondo ci sembra matto, instituiva un'ordine stupendo di forza operosa per modo che se la Curia romana avesse potuto salvarsi non ha dubbio, che solo poteva farlo la Compagnia di Gesù. Considerando questo nostro intelletto umano troviamo com'egli talora deviando a poco a poco dal segno del discorso smarrisca prima, e poi perda del tutto il lume di ragione spento dentro una idea fissa, che lo soverchia; tale altra all'opposto avviluppato dalla idea fissa a mano a mano la dirada, imprime il suo concetto nelle cose e negli uomini circostanti, li trasforma, e li contorce; aggiuntata poi la ragione non le mette già in mano il timone, bensì il remo, e a questa figlia del pensiero di Dio incatenata al puntale tocca pur troppo vogare nella galera dello errore. - I concetti che penetrano profondamente la umanità emanano da due origini le quali sono esaltazione, e meditazione; i primi fuoco, i secondi gelo; procedono quelli a modo di turbine e presto o si snaturano, o rallentano, o cessano; i secondi scavano come la goccia che casca giù dalla volta sopra il sasso del pavimento; e dove si versino intorno al bene durano meno, ma durano. - Gli uomini posti nelle consuete condizioni della vita, quantunque speculino bene, non possono speculare a lungo quanto basta; quindi s'illudono più spesso, che non vorrebbero, e questo nasce perchè delle cento faccie che prestano i casi umani, ne lasciano inosservate la metà, quando ne lasciano poche: l'uomo ristretto in carcere, se di tempra gagliarda, può solo disporre la mente a dipanare un filo lungo e non interrotto di pensieri: fuori di prigione lo caverà a gugliate: anco in monastero al cenobita è tolto meditare pari al prigioniero, come quello che ora la preghiera, ora il refettorio, ora altra cosa interrompono; il carcerato sta solo con la solitudine, veruno lo importuna, veruno lo chiama a mensa: la subiezione del corpo gli viene compensata col regno del pensiero.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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