Napoleone III vince tutti i suoi fratelli in dispotismo, perchè ebbe in sorte educare la mente alla meditazione in carcere; forse non ce lo tennero quanto faceva mestiere; se ci tornasse diventerebbe perfetto.
Ripigliamo il filo del nosto Ignazio da Loiola: ai frati di Manresa non parve vero di sbarazzarsi di ospite tanto molesto, e gli fecero ponte di oro quando ei volle condursi a Gerusalemme per convertire gl'infedeli, dove giunto i superiori conosciutolo tosto per nuovo pesce forte temendo, ch'ei non li esponesse a qualche duro cimento gli comandarono se ne tornasse a casa, ed egli cheto come olio ripigliò la via di Spagna: qui predicando le sue bizzarrie stette a un pelo, che come eretico lo condannassero: ma i superiori di Alcalà e di Salamanca conosciutolo a prova obbedientissimo lo persuasero a cessare le prediche; studiasse prima la teologia; la Sorbona unica al mondo per ottenere con profitto nella conoscenza della divinità; così palleggiato si condusse a Parigi, dove quantunque grande e grosso ebbe per cagione della sua ignoranza a piegarsi allo studio della grammatica. Gliela insegnò per ben due anni Girolamo Ardebale, ma egli era come pestare acqua nel mortaio; di 35 anni Ignazio fu licenziato dalla scuola più ignorante di prima. Qui incontrava due compagni sopra i quali acquistò in breve singolare dominio, Pietro Fabro di Savoia, e Francesco Saverio di Pamplona, plebeo il primo, gentiluomo il secondo e, come di lignaggio, di talento diverso; quegli tenace e di mediocre ma compassato ingegno, questi più frondoso, però sopra il compagno fantastico, e proclive alle avventure; entrambi volontà meno austera d'Ignazio, e quindi ottimamente disposti a lasciarsi governare da lui.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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