- Siccome per fuggire ogni intoppo molesto nel cammino si avvisarono pigliare diverse vie, innanzi di separarsi deliberarono imporre nome allo instituto loro e si trovarono di accordo ad accettare quello suggerito da Ignazio di Compagnia di Gesù; imperciocchè egli dominato sempre dal militare costume, intendesse ordinare la sua regola ad esercito, e quei pochi primi Gesuiti gli paressero appena bastevoli a comporre una compagnia; se fossero stati in numero maggiore, per me credo che ei gli avrebbe distinti col nome di Brigata o di Colonnello di Gesù. Sul principio a Roma furono guardati in cagnesco; in seguito, perchè dettero saggio di sè, la gente prese ad accettarli, poi lodarli, all'ultimo, come avviene, levarli al cielo. Nel 1540 Paolo III gli accettava, li confermò nel 43; convocati ad eleggersi il Generale votarono per Ignazio a cui commisero comporre lo schema degli Statuti della Compagnia; il Generale, che in ogni altra faccenda procedeva assoluto, per questo era obbligato consultarsi co' soci. Per siffatta maniera rimase la società dei Gesuiti simile nel carattere generale alle altre fondate sopra i doveri clericali, e monastici, ma diversa nelle specialità, o negl'intenti: di vero accolte tutte le disposizioni teatine intorno ai riti, alle vesti, ed a quanto altro poteva renderli più spediti, i fondatori aggiunsero la dispensa delle preghiere comuni, e del coro, procurandosi per siffatto modo la maggior somma di tempo per accudire con inquieta alacrità a tutti insieme gl'intenti, che somministravano divisi scopo speciale alle altre instituzioni; però precipui fini di loro la predicazione al popolo, la confessione, la educazione dei fanciulli; per la prima, di eloquio elegante curandosi poco, posero studio nel parlare veemente, nel ripetere le locuzioni popolesche, troppi e figure capaci da scotere forte la immaginativa; con la confessione ora spaventando, ora allargandosi a vituperose compiacenze s'impadronirono della famiglia, dello stato, di tutto; con la educazione le novelle anime foggiarono ad arnesi, o meglio ad armi per conquistare, e difendersi.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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