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      Sopra ogni altro precipuo fondamento della Compagnia la obbedienza; quella del soldato, che pure è piuttosto immane, che eccessiva, non bastò ad Ignazio; egli la esagerava spingendola a segno ormai non più umano; nel solo Superiore stanno scienza, potestà, ed afflato di Provvidenza divina; il singolo ha da credere, che adempiendo quanto gli viene prescritto dal Superiore non commette peccato veniale nè mortale; assoluto il dominio di costui; da prima era obbligato a consultarsi co' professi del luogo dove si trova; poi l'obbligo fu tolto tranne i casi di riforme dello statuto, ovvero di soppressione di case e di collegi. Il pasto, l'ora delle preghiere, dello studio, e del vitto, la veglia, il sonno, il vestire, il camminare, tutto prescritto dal Superiore, il quale a sua posta aveva dintorno i delegati dell'ordine che lo vigilavano, e un censore, che lo ammoniva. In caso di colpa gravissima, i delegati avrebbero potuto convocare l'assemblea generale della Compagnia perchè avvisasse. E' sembra che a questo modo l'uomo isolato e subietto avesse a diventare ebete; e pure la non andava così: imperciocchè con tanta profondità di consiglio si vedono congegnate le prescrizioni, che non si toglie all'uomo sprofondarsi nello sviluppo delle sue facoltà a patto però che rimangano isolate, e solo al servizio del Superiore: per questo tanto bene le monarchie si accomodarono dei Gesuiti: non mai il servaggio conobbe più solenni maestri di loro; e i re l'avrieno sempre tenuti fra i più squisiti arnesi di regno là dove non si fossero accorti all'ultimo, che scopo dei Gesuiti insomma era comandare in ginocchioni.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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