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      Queste le armi della tetra instituzione, che ha nome Papato allora, adesso, e sempre; affetto, ragione, il tempo stesso, il quale ha virtù di vincere non che i cuori il metallo e il granito, niente possono su i preti composti a curia Romana: udite come bandisse ieri al mondo Pio VIII: "egli è mestieri, venerabili fratelli, perseguitare questi perniciosi sofisti, denunziare le opere loro ai tribunali, bisogna dare i corpi loro in balìa della inquisizione, e mercè le torture richiamarli ai sensi della vera fede della sposa di Cristo." Ed oggi Pio IX con solenne enciclica, quasi dispettando il secolo, indice guerra alla libertà della coscienza, e dei culti al suffragio universale, alla libera stampa, alla inviolabilità della famiglia, a tutto insomma che non sia regresso verso concetti ormai sommersi nei, gorghi del tempo. - Di qui imparino i settari, che ci governano, con quanto senno essi argomentino; tristo, è vero, ma conforme a sè sempre il Papato: non per virtù, non per generosità, e manco per intelletto l'umano consorzio sarà felicitato con nobili conquiste, bensì per viltà, per anarchia, per repulsa invincibile o per minaccia dei nostri nemici; a questo modo andremo debitori della pena di morte abolita ai fratelli La Gala, di cui fu imposto si rispettasse il capo scellerato; la libertà civile alle pubbliche e private fortune manomesse: la indipendenza agli assalti dell'Austria; la libertà religiosa alla ostinazione del Papa: anco da fetida erba nasce il giglio, ma i gigli usciti fuori così nè olezzano, nè durano.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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