Nè questi suoi disegni, o piuttosto intrighi, rimasero punto nascosti allo Imperatore, il quale prevalendolo sempre nelle armi mandava al suo Oratore, perchè lo partecipasse al Papa:
avere conosciuto, pur troppo, il pensiero di S.S. essere stato quello di porlo a cimento in impresa zarosa e poi abbandonarlo, per ciò avere alla sprovvista richiamato le sue milizie; nè di questo più che tanto importargli però che prive di soldo, e indisciplinate gli erano piuttosto di danno che di benefizio; amareggiarlo questo altro, nè volerlo sopportare, che senza suo avviso avesse trasferito il Concilio a Bologna." Piegava allora Paolo sotto la mano di ferro delle Imperatore; ma quietata alquanto la paura, eccolo da capo alle insidie; però, che non si neghi Gian-Luigi Fiesco aizzato non meno dal re di Francia, che dal Papa tramasse la congiura contro Andrea Doria, che andata a vuoto, questi più tardi barattò a Paolo con la morte del figliuolo Pierluigi. Duro freno a mordere, ma dalle labbra fermenti del Papa in cotesto acerbissimo caso uscì spuma non parole, e cauto si mise ad annondare una nuova lega ai danni dell'odiato Imperatore con Francia, Venezia, Svizzera, e il Turco: quantunque avesse scomunicato gl'Inglesi, pure consigliava Enrico II a pacificarsi con Eduardo VI per non provarlo d'impedimento alla guerra, che imprenderebbero pel bene della Cristianità. -
La Chiesa si era ridotta al termine di che parlammo per colpa dello strazio che ne manarono i Papi in benefizio dei loro figli e nipoti: per questo diventò necessaria la riforma, che lo stesso Paolo III prescrisse, e verun Papa mai dava come costui esempio pernicioso dei medesimi errori.
| |
Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
|
|
Imperatore Oratore Papa Concilio Bologna Piegava Paolo Imperatore Gian-Luigi Fiesco Francia Papa Andrea Doria Paolo Pierluigi Papa Imperatore Francia Venezia Svizzera Turco Inglesi Enrico II Eduardo VI Cristianità Chiesa Papi Paolo III Papa
|