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      - Quando trucidato Pierluigi Farnese, Ferrante Gonzaga occupò Piacenza per lo Imperatore il Papa per via di negoziati pose in opera ogni sua arguzia per ricuperarla; al solito metteva innanzi la donazione di Costantino, e subito dopo quella di Carlomagno; ma visto, che coteste donazioni non facevano breccia allegò la cessione di Massimiliano I Imperatore a Giulio II e la conferma fattane da lui stesso Carlo nell'anno 1521: lo Imperatore nonstante siffatte dimostrazioni perfidiava con lunga scrittura a volere serbarsi Piacenza, ed anzi avrebbe preso anco Parma assegnando per compenso ad Ottavio 40,000 scudi di entrata nel regno di Napoli, somma a cui non erano mai giunte le riprese di Parma e di Piacenza; la quale profferta rincrescendo al Papa per torsi le molestie dattorno propose allo Imperatore lo scambio di cotesto ducato con Siena; ma Siena già era segno di cupidigia di Cosimo I; il quale stava su l'avvisato, avendo scritto fino dal 1537: "al Papa non è rimasta altra voglia in questo mondo, se non disporre di questo stato e levarlo dalla devozione dello Imperatore, ma gli sarà mestiero portarsela seco lui dentro il sepolcro." All'ultimo considerando, che il ducato di Parma e Piacenza mentre lo aveva tolto alla Chiesa poco restava sicuro in mano ai suoi deliberò restituirglielo cassando il baratto antico di Camerino e Nepi: così da capo il ducato Parma e Piacenza difeso dal pontificale ammanto gli sembrava potersi più agevolmente conservare; e non temeva opposizione dal lato dei nipoti come quelli, che egli aveva sperimentato sempre ossequentissimi a propri voleri, non avesse fatto cosa che in massima utilità loro non ridondasse; ora poi bisogna vedere che avverrebbe pungendoli nello interesse; di vero Ottavio si rovesciò, e non si astenne da adoperarsi di avere a certo pranzo in casa Sanvitali Cammillo Orsino governatore di Parma pel Papa per quivi ammazzarlo, o imprigionarlo, e poi correre la terra; e poichè Cammillo non cadde sul vergone neppure aborrì ricorrere a Ferrante Gonzaga precipuo operatore della paterna strage per ottenere con la forza, quello, che con la fraude non aveva potuto conseguire; Ferrante poi (qualunque fosse l'animo suo, che per me giudico tristo) non si mostrava alieno da porgere aiuto ad Ottavio a patto, che ei tenesse Parma a nome dello Imperatore.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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