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      Ma la contesa si dilatò oltre ogni giudizio umano e valse a mutare le condizioni della Germania, ed anco quelle d'Italia, ma in peggio. La guerra di Parma andò a precipizio, il Papa ci perse l'esercito, ci spese l'ultimo suo soldo, e per colmo di dolore gli ammazzarono il pro' nepote Giovambattista mentre con la consueta prodezza combatteva fuori della Mirandola; i Francesi legati co' protestanti di Germania compaiono sul Reno, l'elettore Maurizio di Sassonia nel Tirolo, Carlo postosi a cavaliere su i monti per contenere amedue è costretto a fuggire da Inspruch per non cascare in mano del nemico.
      Quando le faccende riescono per la peggio i soci litigano fra loro, ed è fatto antico, però tra il Papa, e lo Imperatore ricambiavansi i rimproveri, il primo perchè non gli pareva essere stato secondo le speranze o le promesse soccorso, il secondo perchè avendo assunto cotesta impresa pei conforti del Papa, questi avrebbe dovuto buttarcisi dentro a corpo perduto; ma lo screzio era comparso maggiore in materia di religione però, che Giulio avesse promesso riaprire il Concilio, ed anco questo era stato da lui attenuto; tuttavia in breve si accorse come i vescovi spagnuoli mirassero a scemargli l'autorità più rigidamente, che i deputati tedeschi, imperciocchè da un lato essi presumessero rendersi schiavi i capitoli, e dall'altro torre al Papa la collazione dei benefizi, dal che questi com'è naturale aborriva; onde scrivendo al Cardinale Crescenzio esclamava: "non sarà vero, non comporteremo mai, prima lasseremo ruinare il mondo.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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