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      Nello intento di sostenere le forze rifinite cibava vivande di molta sostanza e beveva vini gagliardi, massime una maniera di vino grosso napolitano chiamato, mangiaguerra, capace da rompere le pietre(148), pareva, argomentando sulla passata vita, si sarebbe consacrato tutto alla religione, e invece s'intricò in guerre pericolose; ancora, presagivano la fede avrebbe conseguito per lui notabile avanzamento, ed all'opposto le nocque quanto il più tristo o il più inetto dei Papi. Nei primordi del pontificato giurò alcuni patti, che spergiurò, e a cui gliene mosse lamento fece una bravata da mettere addosso il ribrezzo della febbre quartana; spedì monaci di Montecassino in Ispagna a curare la disciplina dei conventi; ad ogni patto esaltò alla porpora il nipote Carlo Caraffa soldato; in costui non una virtù, bensì un vizio il quale nella estimativa del Papa non solo teneva luogo di tutte le virtù ma le superava, ed era l'odio rabbioso contro Carlo V e la sua potenza per cause o lievi o poco onorevoli; le quali furono avergli tolto un prigione senza riscatto, ed impedito il possesso di una prioria di Malta. Egli aveva tuffato le braccia fino al gomito nel sangue umano, e non lo ignorava il Papa, ma avendone fatta la confessione e la penitenza secondo la estimativa pontificia ridivenuto candido come colomba: se questo poi credesse o no Paolo nella intima coscienza ignoro, ma certo agevolmente aggiustiamo fede a quanto a noi piace, che sia. Poco dopo con manifesta tragressione ai patti giurati.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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