Pio non aspirò il fumo del sangue della scellerata strage che va distinta col nome di notte di San Bartolommeo; ma l'ammannì, la eccitò, la ordinò, sul punto di morire la toccava con le mani; di fatti quando il Cardinale nipote fu spedito in Francia per frastornare le nozze di Margherita col re di Navarra, Carlo IX tale si aperse con lui: "dirvi tutto non possiamo, ma in breve conoscerete a prova come non vi abbia cosa che valga a confermare la religione nostra in Francia, e a disperdere i nostri nemici quanto queste nozze... voi ve ne chiarirete fra poco: io voglio punire questi malvagi felloni facendoli tagliare tutti a pezzi, o non essere re, perdendo affatto la corona; e facendo questo obbedirò a Pio stesso, il quale mi eccita ad ogni momento di promovere in simile guisa l'onore di Dio, e quello della mia corona.... credete in me, anco un po' di pazienza, e il Santo Padre sarà costretto a confessare che non si poteva provvedere più, nè meglio per la religione."
Tuttavia il Santo Papa non rimase privo di credenza del macello francese; gli letificarono il cuore le stragi di Caors, di Tolosa, di Tours, di Amiens; nè quivi cessarono la beccheria se non quando videro non avanzare più persona da uccidere; nè poteva fare a meno, imperciocchè gli editti regi ordinavano così: "si corra addosso agli empi sonando le campane a stormo; da per tutto si perseguitino, con ogni arnese si assaltino, come bestie feroci si sterminino, come lupi, come cani arrabbiati desolazioni del regno; se ne rompano le case; non rispettinsi anni, qualità, nè sesso: ferro e fuoco da ogni luogo a mo' d'interdetto.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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