Nella Spagna e nella Italia l'eresia rimase annegata dentro il sangue, altrove crebbe, e combattè alla stregua della necessità; il cattolicesimo invece di acquistare perse i Paesi Bassi. Il Concilio di Trento, e le asperità di Pio impedirono ogni riforma onde gl'istituti mano a mano rinnovandosi durano, e il male rinchiuso dentro la Chiesa la divorò come il cancro: in Italia fra il popolo non si sentì più favellare di eresie, ma in regioni più alte fu coltivata la filosofia, meno presta sì, ma più radicale emendatrice di errori; la riforma aperse appena mezzo l'uscio alla ragione, la filosofia gliela spalancò tutta; la ragione luterana, o calvinista, o zuingliana, o valdese procedono impacciate, non sono avvinte di corde, ma di stringhe sì, la ragione della filosofia si libra per gli spazi sconfinati del pensiero; fra lei e Dio non occorre impedimento o ritegno.
Dopo Pio V. gli stati pigliano l'andatura, che conservarono fino verso il declinare del secolo decimottavo; Pio IV. sente e dimostra, che la Chiesa ormai senza il ferro dei principi non si regge; sotto Pio V. i principi si persuasero, che anco gli stati loro andrebbero a rifascio se sostenuti dalla autorità della Chiesa non impedissero qualunque spirito che sapesse di libero, ed anco di nuovo; rimase compita la teoria della reciprocazione di tutte le tirannidi fra loro, quella poi di tutte le libertà non hanno in qui appreso i popoli.
Qui sarebbe compito il mio assunto, il quale secondo il disegno, piacemi ricordarlo da capo, consisteva nel dimostrare quale e quanta la legittimità del dominio del Papa, e se vero, che non mai ne fosse stata alienata parte da lui: tuttavolta giova accennare come meglio io possa succinto, le guise per cui la Chiesa s'impadronì di parecchi nobilissimi municipi, e il perfido governo, che ne fece.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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