Questa costituzione corresse l'anno terzo del suo pontificato dichiarando potesse adoperarsi il tesoro per guadagnare provincie, o liberarle, a patto però che le dovessero rimanere in potestà della Chiesa ossivvero, permutarle in altre più proprie a benefizio di lei: insomma prestare a usura. -
I cinque milioni non furono nè anco quelli ch'egli ricavò dalla pratica detestabile della Curia Romana, cui egli estese ai limiti estremi, vo' dire creare nuovi uffici e venderli; di vero trovo come da 36,550 uffici e cariche venduti egli tirasse scudi 5,547,630; però depositava 547,630 scudi di meno di quanto aveva raccolto da questo brutto mercimonio: fra gli offici esposti allo incanto ne occorrono parecchi singolari, il Soldano ovvero carceriere di Torre di Nona, i custodi delle catene, i Prefetti delle carceri, i Sensali di Macerata, e perfino 100 Giannizzeri! Sicuro, il Papa teneva presso sè i suoi Giannizzeri nè più nè meno come il Turco, e ne raccattava la somma di scudi 68,000. Instituì ancora undici monti, tre vacabili, e otto no; ovvero imprestiti redimibili, e non redimibili. Ora bisognava pure in qualche parte pescare il danaro per sopperire al soldo degli uffici venduti, e all'interesse dei monti, che nel sottosopra puoi calcolare un venti per cento, epperò un milione, e più di scudi; quando egli fu assunto al pontificato scrivono la rendita della Chiesa sommasse a 1,746,814 scudi; alla morte di lui toccava i 2,576,814 scudi, che fanno 830,000 scudi di vantaggio; i modi, ch'ei pose in opera diversi affatto dagli usati da Gregorio, o sia che non ci fosse più nulla da levare di sotto ai feudatari, o sia, che Sisto volesse gratificarseli quanto gli aveva tribolati il suo antecessore: tutto sottomise a dazio, grano, vino, olio, le sostanze alimentarie di prima necessità, che più? Fino le povere alzaie, che tirano sul Tevere contro corrente i navicelli in compagnia dei bufali ebbero a pagare il balzello: alterò la moneta, e barattatala con la buona, anco questa dopo averla falsata rivendeva: buttò a terra il commercio aggravandolo di due per cento sul valore delle merci introdotte nella città; le quali cose considerando il Leti, quantunque si palesi ammiratore dei modi di amministrare di Sisto, non può astenersi da confessare: "lasciò il popolo così angariato, che da quel tempo in poi.
| |
Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
|
|
Chiesa Curia Romana Soldano Torre Nona Prefetti Sensali Macerata Giannizzeri Papa Giannizzeri Turco Chiesa Gregorio Sisto Tevere Leti Sisto
|