... non si è sentito parlare che di povertà e di miseria avendo continuato i popoli ad essere esangui, e meschini." Narrano come coteste diavolerie gli mettesse in capo certo ebreo portoghese chiamato Lopez, ma io noto, che i Preti nel magistero di piluccare danaro non hanno mestiero d'insegnamento, e possono tenere cattedra; di consigli non voleva saperne; in altri negozi talora si accomodava, ma in quanto a fare quattrini Sisto non pativa avvertenze; però avendo consultato il cardinale Albani di Bergamo, che cosa gli paresse del dazio sul vino rispose: "io approvo tutto quello, che piace a vostra Santità, tuttavolta, veda, approverei con più cuore, se questa tassa a vostra Santità dispiacesse." Quando la tirannide imperversa questa opposizione apparirà anco troppa.
Celebrano autori così chiesastici come laici la magnificenza di Sisto nell'ornare Roma di fabbriche eccelse, e veramente meritano lode; però non fu, come pure si doveva avvertito, che spesso le sue costruzioni attestano altrettante distruzioni, ovvero trasformazioni; il famoso Settezzonio di Severo, reliquia davanti alla quale sembrava si fermasse il Tempo per ammirarlo non per distruggerlo fu abbattuta da Sisto e ne fece trasportare le colonne a San Pietro; gli era entrato l'uzzolo addosso di buttare giù ogni cosa, tra le altre il sepolcro di Cecilia Metella monumento illustre dei tempi della Repubblica; i romani atterriti da questa salvatichezza fratesca, gli stessi cardinali, eziandio quelli che più zelavano la fede cattolica si misero intorno al Papa scongiurandolo a deporne il pensiero, ai quali egli rispose: "che avevano torto perchè egli aveva avuto in mente di torre via le turpezze, sostituendo edifizi degni di ammirazione.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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