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      A malincuore pativa albergare nel Vaticano le statue di Apollo e di Laoconte; dal Campidoglio poi risoluto le mandò via; anzichè sopportarcele gli avrebbe dato fuoco: ebbero ad esulare dalle sedi terrene Giove e gli altri Dei consenti come già furono banditi dalle celesti: la terra e il cielo governano fati inesorabili! solo trovò grazia al cospetto del Sacerdote del nuovo Dio Minerva a patto, che deposta la lancia pigliasse la croce; così Pallade cecropia fu vista con l'elmo in testa, la gorgone sul petto, e la croce in braccio in sembianza di convertita alla religione cattolica romana. In pari guisa, remossa dalla cima della colonna traiana, l'urna la quale, secondo che ricordava la fama, conteneva le ceneri di Trajano, ci fece porre la statua di bronzo dorato di San Pietro, e gliela dedicò, per guisa che sembra lo Apostolo abbia operato le imprese contro i Parti e i Daci non già Traiano; non diversamente si comportò con la colonna antonina eretta dalla pietà di Marco Aurelio al suocero benemerito Antonino Pio, Sisto la incoronò con la statua di bronzo dorato di S. Paolo e gliela offerse in dono, onde S. Paolo a questo modo sembra il domatore dei Marcomanni, impresa che si contempla scolpita a vitalba intorno alla colonna: in entrambe Sisto procurò s'incidesse il suo nome, e se così giovasse, a poca spesa acquisteremmo nome di supremo fabbricatore fra quanti vissero e vivranno figliuoli dell'uomo. Degli obelischi non parlo anch'essi dallo Egitto trasportati a Roma dapprima onorarono gli astri, poi gli uomini.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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