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      Ripresero gli scrutini, e ad ogni volta egli perdeva voti i quali si logorarono sopra cinque; finalmente rimase eletto Ippolito Aldobrandino, che buono o reo consiglio lo persuadesse volle accettare il nome di Clemente scelto prima dal Santorio. Quale e quanta l'ambascia di questo non si crederebbe oggi, se avendo scritto egli le proprie memorie non ce ne avesse lasciato testimonianza irrecusabile;
      la notte successiva, egli narra, fu la più dolorosa di tutta la mia vita; l'afflizione profonda, l'ansietà dell'anima (mi attenterò a dirlo?) fecero trasudare da tutto il mio corpo sangue!"
      Chi Clemente VIII fosse non importa ricordare; nacque da Silvestro Aldobrandino fuoruscito di Firenze per colpa piuttosto di avere odiato il tiranno, che amato la libertà: fu grasso, fu avaro, fu gottoso, cupo, giurisperito, e ladro insanguinato; all'Austria caro per avere, negoziando, tratto fuori dalla prigione di Polonia lo arciduca Massimiliano. I principali fatti di lui questi: Enrico IV. assoluto, Ferrara ripresa, la famiglia Cenci assassinata per libidine di ricchezze: l'ultimo delitto negò temerario quanto inverecondo un Gesuita in certo suo libro impresso a Milano, e inutilmente, imperciocchè F. D. Guerrazzi nella ultima edizione della Beatrice abbia chiarito la malignità di costui con documenti usciti dalla mano propria del medesimo Papa. Quanto a Ferrara, la rabbia, bisogna dirlo, era fra i cani: i vulgari su la fede dei poeti credono che il magnanimo Alfonso fosse magnanimo davvero; le città sotto il suo dominio diventarono deserte; nabissati i canali, le riviere ostruite, per sabbie ammonticchiate la navigazione sul Po impedita: il duca venditore esclusivo del sale, esattore di un balzello sopra tutti i contratti, qualunque derrata entrasse in città aveva a pagare il dazio; ma questo anco ai dì nostri costumasi con la giunta del bollo; quello che non si costuma fra noi è il principe, come Alfonso di Ferrara, unico fornaio dello stato, e impiccatore di sei miseri co' fagiani legati ai piedi uccisi nel parco ducale: di omicidii commessi per via di sicarii non si parla nè manco.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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