I Veneziani dal canto loro non tenevano le mani a cintola, e con lo escludere dalle assemblee chiunque tra loro per professione, e per elezione dipendesse da Roma, taglieggiare il clero fino alla carne, pretendere, che i benefizi ad altri, che paesani non fossero, non si avessero a conferire, e questi soli presiedessero alla inquisizione, vigilare ogni ritrovo chiesastico, impedire,
che pure un quattrino ricapitasse a Roma rendevano pane per focaccia. Insomma alle romane improntitudini significate a questo modo, che gli stati volendo anco in minima parte mescolarsi nei negozi della Chiesa, dirigerli, molto più contrastarli commettevano tirannide pagana; lo imperatore non può giudicare i Papi, ma sì i Papi gl'Imperatori; l'anima ha da vincere la carne, lo spirito supera la materia: da quando in quà la pecore si rivolterà al suo pastore, o lo vorrà sermonare? Il sacerdote va esente da qualsivoglia balzello; ha da essere pagato non già pagare; egli appartiene alla famiglia di Cristo: mirate i Leviti, tutto Isdrael contribuiva loro la decima. E i sacerdoti non rendono con inestimabile usura questo po' di benefizio terreno pregando pei peccatori, ed offerendo il sagrifizio? Da Cristo scende il sacerdozio cristiano così, che spento l'ultimo prete (inorridisco a pensarlo!) preti non se ne potrebbero trovare più nè anco a pagarli cinquanta centesimi l'uno; degl'Imperatori, dei Re, Duchi, Granduchi, Arciduchi eccetera poi il popolo ne possiede la stampa. Tanto affermano il vecchio, e il Nuovo Testamento, i dottori della Chiesa, i Concili, e perfino le Bolle dei Papi.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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