Questo saggio della lega francese gli avrebbe pure dovuto aprire gli occhi, ma non valse; intricatosi nella successione di Mantova chiama i Francesi a pigliare parte nelle faccende in Italia; egli li sovverrebbe con i danari, e con le armi: allora al Papa non cadeva in mente essere il padre dei fedeli; crisma contro crisma egli spingeva e portava: sempre invasato dall'odio contro l'Austria nella guerra dei 30 anni parteggia per Gustavo Adolfo di Svezia, e favorisce i protestanti: dopo fabbricato il porto di Civitavecchia, lo dichiara franco, e vede frequentarlo più che tutti pirati barbereschi, i quali ci vanno per vendere ai sudditi del Papa le rapine fatte a danno dei Cristiani, nè lo vede solo, ma se ne avvantaggia, e ci ha piacere: forse e' fu per simili meriti, che abolì il decreto del Senato e del Popolo romano proibitivo della erezione di statue al Papa, dicendo, che stava bene per gli altri non per lui frivolissimo uomo, poetastro astioso e presuntuoso.
Il Papato ormai non ardisce più concupire i reami altrui, nè anco si attenta sbarrare un gherone del manto di San Pietro, solo ne cincischia brandelli per coprirne le spalle ai suoi figliuoli, e questi si tirano da parte a rosicchiarli come gatti il ventriglio. Sisto V al cardinale nipote assegnava centomila scudi di rendita, all'altro co' danari della Chiesa comprò il principato di Venafro, e la contea di Celano. Quello che ardisse Clemente VIII. non si ricorda; donò ai suoi un milione fra tutti; poi ad ognuno sessantamila scudi di entrata; mancatigli i beni della Chiesa, arraffò gli altrui, aiutatori giudici, auspice il boia.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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