Paolo V. co' suoi Borghese procedeva anco più largo; il Cardinale Scipione ebbe 150 mila scudi di rendite ecclesiastiche, Marcantonio il principato di Sulmona, palazzi, ville, vasellami di argento, gemme, suppellettili che valsero un tesoro; di danaro un milione; e più strano ancora il privilegio di ribandire gli sbanditi, instituire fiere, imporre gabelle sopra altrui, non pagarne essi; andare immuni da confische, impunità per qualunque maniera di devastazione: più discreto Gregorio XV. il cardinale Ludovisio provvide con 200 mila scudi di rendita, il fratello Orazio con 800 mila scudi di monti, con la contea di Fiano e il principato di Zagarolo.
Urbano VIII. si spinse a tale enormezza, che parve a molti, ed a me pure esagerata; ciascheduno dei tre nipoti gratificò con 100 mila scudi di rendita, compreso il padre Don Carlo; oltre questo occorre scritto in più parti, come le somme donate dal Papa alla sua famiglia toccassero il valsente di 105 milioni di ducati. E' sembra che anco al Papa così immane spreco stesse su la coscienza, sicchè elesse certa commissione per esaminare se si avesse a correggere: la Commissione scrisse con una mano avesse facoltà il Pontefice come principe temporale a fondare un maiorascato nella sua famiglia con gli avanzi delle rendite pubbliche del valsente di 80 mila scudi di rendita netta; alle nepoti potere assegnare la dote di 180 mila scudi: il Vitelleschi generale dei Gesuiti consultato intorno questo parere lo sottoscrisse con due mani; al Papa presso a morire gli tornò lo scrupolo a galleggiare sopra lo stomaco; per la qual cosa egli ebbe a sè il cardinale Lugo, e il Gesuita Lupis, che risposero a coro non dovere permettere il fratello, e i nipoti suoi avessero a rendere pure un baiocco, e ne misero innanzi questa stupenda ragione: "tale e tanto è l'odio, che si sono tirati addosso i nipoti del Papa, che giudicano non solo giusto, ma necessario per l'onore della sede apostolica lasciarli in istato di conservare il fasto principesco anco dopo la morte del Pontefice!
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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