Anco nell'antichità si racconta che gli Abderitani durarono tre di briachi, gli Italiani per quasi un anno, e più stettero matti.
Che se taluno domandi: "dunque la pace è disperata in terra?" Io risponderei: "a Dio non piaccia, ma passioni, e interessi non si spogliano ad un tratto come vesti vecchie per indossarne delle nuove; il miglioramento umano non è opera di plastica in creta, bensì di rota in porfido: la verità non vola, perchè l'errore le ha incatenato ai piedi palle di ferro come ai servi della pena: Dio solo con una parola crea la luce; l'uomo deve guadagnarsela col sudore della fronte, col molto travagliarsi dello spirito, e a micolino; e ciò prima, a cagione delle sue facoltà, ch'egli possiede scarse ed inferme; poi, per carità di cui deve avvantaggiarsene, però che la soverchia luce e la tenebra operino il medesimo effetto; non fanno vedere."
Più tardi Giuseppe Mazzini manda una epistola al Papa, dove quello che il Gioberti s'industriava ghermire in pro del Piemonte, questi intendeva agguantarlo in benefizio della Repubblica: il secondo concetto più semplice, guazzabuglio il primo di teocrazia, di dispotismo, e di democrazia; e del pari impossibile: la lettera del Mazzini, che parmi scritta tenendo a falsariga qualche omelia di San Cipriano, supplica il Papa di confidarsi a lui; gli promette aiuti fra tutti i popoli di Europa, anco in mezzo agli Austriaci; eglino soli, il Papa cioè e Mazzini, troveranno questi aiuti però che entrambi abbiano unità di scopo, e fede nella verità della propria dottrina; se gli fosse vicino il Mazzini vorrebbe pregare Dio co' gesti, con gli accenti, e con le lacrime di convertire il Papa.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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