- Ora questi siffatti partiti, io per me giudico peggio, che tranelli; e' sono grullerie.
Di vero, che coteste parole non fossero sincere chiarirà lo stesso Mazzini mandando con le stampe istruzioni segrete agli amici d'Italia di radunare le moltitudini, inebriarle co' canti, suoni, e timpani, renderle incontentabili, e irrequiete: per dare il sapone alle corde pei signori esserci mestieri i signori; dove il solo popolo levi la testa gliela romperanno di botto; hanno i signori ad essere i guidaioli del popolo, appunto come in Francia, la quale da prima patì un Mirabeau ed un Lafayette; sicuro, questi non vanno mai fino in fondo alla via, anzi non ci metterebbero pure un piede se ne vedessero la fine, così bisogna procurare nascondergliela. Ancora, sarebbe bel tratto far nascere in ogni capitale d'Italia un Savonarola; se ci riuscisse beati noi! Tamen, se non toccate il clero nella borsa non lo vedrete scalciare. Al popolo discorrete sempre delle sue miserie e dei suoi diritti: paroloni dotti non levano un ragno dal buco; adoperate motti non definiti bene, epperò più capaci a contenere in sè tutto quello, che la fantasia, il bisogno, e la cupidità ci vogliono mettere dentro, a mo' di esempio: libertà, uguaglianza, fratellanza, diritti dell'uomo, progresso e simili: non è arduo spingere il popolo, e nè manco importa conoscerlo, il difficile sta nel radunarlo; assembrato ch'ei sia voi lo potete balestrare come un sasso dalla vostra fionda. Se un re promulga una legge comportabile, e voi picchiategli le mani dicendo: bravo, per istrappargliene un'altra migliore; incamminatelo giù per la china a piccoli passi.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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