- Ciò posto in sodo i Panegiristi di lui, che s'industriano con estremi conati a chiarire com'egli Papa, prima, e dopo cotesta allocuzione camminasse a sghimbescio pel cammino della libertà concedendo riforme e lasciando ad un punto la porta aperta per poterle ritirare, sembra a me, che lo disservano grandemente, però che, o non seppe che cosa si facesse (e credo appormi al vero con giudizio meno grave per lui) ovvero ingannò. L'amnistia, sostengono essi, non tirava ad altre sequele tranne al pretto perdono dei colpevoli, che tali si dichiarano i dannati alle galere per delitti politici, ed imponendo in aggiunta che ognuno sottoscrivesse l'obbligo di non peccare mai più: di fatto queste cose nell'amnistia ci sono, ma poichè nel medesimo si bandiscono i condannati uomini di onore, e degni di fede, e poichè la sottoscrizione dell'obbligo non a tutti si chiese su le prime, e poi si trascurò, per cotesto atto si dette ad intendere più che con le parole (massime se consideri da un lato i tempi, e dall'altro il costume della Corte romana usa a compartire il bene a spilluzzico, mutata la condizione delle cose non potersi considerare rei coloro che vollero le migliorie civili, le quali stavano per diventare la norma del cittadino. - Nel nove novembre del 1847 Pio IX mentre sguazza da un lato nelle acclamazioni delle moltitudini, limosina dall'altro la protezione dei principi; difendano essi la Chiesa, procurino, che Gesù Cristo vada loro debitore della conservazione del proprio impero, rammentino, che l'autorità venne data loro proprio per questo: più tardi, egli bandisce al mondo: suprema offesa così alla persona come alla dignità sua negare in nome di lui obbedienza ai principi, sollevare contro loro i popoli, eccitarli a moti ruinosi.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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