Aggiungendo queste altre sentenze, che valgono tant'oro: veruno ardisca vedere nella Consulta il germe di costituzione incompatibile col papato, e questo bene ripongano in mente non avendo egli mai conceduto alla rivoluzione il diritto di aspettarsi neppure un sorso di acqua da lui.
Taluno ha detto la virtù pubblica figlia non madre di Libertà, e questo io non credo, ma se pure è vero allora può darsi quando il Governo sorto dalla commozione popolare abbia interesse che il popolo perseveri nella Libertà; ma nei tempi dei quali io scrivo i Governi di assoluti con pessima voglia ed a marcio dispetto si mutavano in liberali, sicchè parve mal consiglio quello di concitare il popolo a superlative acclamazioni pel poco, che gli riusciva tozzolare, nascendo da questo due mali, primo pel popolo, il quale logorava gli spiriti nel proseguimento degli accessori, lasciandosi scappare di mano il principale e poi perchè dopo acquistatili trovandoli inani li dispettava perdendo la voglia dei partiti efficaci; il secondo pel principe a cui pareva vie via avere toccato la cima delle concessioni, onde sentendosene subito domandare delle nuove s'inviperiva: però dopo il fatto di senno ne sono piene le fosse, e allora parve dovere fare così per porgere conforto al Papa reputato avverso alla oligarchia cardinalizia tenuta gagliardissima, concetti entrambi falsi come la esperienza dimostrò. Pellegrino Rossi scrivendo in cotesti tempi al Guizot così si esprimeva: "niente di conchiuso fin qui, eccetto promesse, commissioni, e proposte che menano il cane per l'aia, onde è naturale che il paese brontoli.
| |
Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
|
|
Consulta Libertà Governo Libertà Governi Papa Rossi Guizot
|