Il Gizzi oltre le riforme amministrative non voleva andare, la Consulta e basta; e quando fu chiesto stessero i preti allo altare, in curia i laici Pio IX ebbe a dire: "per andare a genio a loro Signori non mi vo' mica perdere l'anima." Della guardia civica già dissi, che conceduta alla trista, ne fu prorogato l'ordinamento al 5 luglio, ma il Papa la confermò solo dopo il 14 di cotesto mese, non mica spontaneo bensì vinto dal popolo, che udita la invasione austriaca in Ferrara, la impiccatura di un soldato pontificio, e la cospirazione dei Sanfedisti contro il Papa proruppe gridando: Armi!
I Gesuiti furono dal Papa, finchè n'ebbe balìa, con tutti i nervi difesi, quando gli fu forza licenziarli lo fece con parole le quali ben davano a divedere, che ei riputava separarsi dalla migliore, o maggiore parte di sè. Gli scrittori gesuiti lacerano il popolo per avere domandato al Papa la soppressione dell'ordine loro, e sta bene; ma lo stesso fanno i Moderati, e lo perchè non si comprende: questa soppressione avendo altrevolte chiesto ed ottenuto i Principi al Pontefice, o perchè aveva ad essere interdetto al popolo? Forse i Gesuiti avevano mutato natura, e per volgere di tempo di malvagi divenuti benefici? I ministri niente seppero intorno alla composizione dello Statuto; uomini del tutto estranei a loro lo costruirono; egli è ben vero, che il Papa gli aveva chiariti mallevadori del proprio operato, ma innanzi della pubblicazione dello Statuto, ed allora dovendone rendere conto a lui cotesto obbligo non tirava a conclusione; però dopo la pubblicazione dello Statuto la malleveria essendo assunta dai ministri di faccia al popolo, pareva dicevole ne avessero a sapere qualche cosa.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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