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      Terenzio Mamiani davvero non mi parve mai uomo da dominare burrasche, tuttavia dei più risoluti di lui non avriano potuto durare tra le opposte spinte dei preti, e dei repubblicani, e Pio IX quasi si pigliasse diletto ad arcare cotesta povera anima ravviata ora non gli consentiva camminare con un solo ministro degli affari esteri, ma ne voleva due, uno per lo cose secolari, e l'altro per le spirituali: la nuova legge sopra la stampa (dacchè la vecchia per cui si era mossa gazzarra era venuta in tanto dispregio, che per poco non la pigliavano a sassate) voleva manipolare egli, cioè farla manipolare per lui da un padre Buttaoni domenicano maestro del sacro palazzo dal quale Dio scampi ogni fedel cristiano; negava ai ministri facoltà di punire i soldati fuggitivi; dal ruolo dei Consiglieri cancella il padre Vico gesuita, scienziato dei primi, e ciò perchè (il Papa affermava) l'avevano fatto a posta per non parere persecutori dei Gesuiti, onde ei veniva con questo a palesare l'animo suo di torre la reputazione al suo ministero infamandolo per tirannico: non consultati i ministri nomina Consiglieri di Stato, e Auditori; al Cardinale Ciacchi preside del consiglio dei ministri per la fermezza mostrata a Ferrara contro l'Austriaco salito in nome di liberale surroga il cardinale Soglia noto per abiezione non menochè per inettezza. La faccenda del discorso per l'apertura della Camera comparve piena di scandalo: lo compose il Mamiani per benino, lo corresse Pio IX e le sue correzioni accettaronsi poi si pentì e lo rivolle; allora ne compose uno nuovo da sè, e lo rimandò il 4 luglio vigilia del Parlamento: a quel modo intendeva Pio il governo costituzionale; non potendo i ministri accettare il papesco discorso, stante l'angustia del tempo proposero al Papa si facesse rappresentare dal cardinale Altieri il quale avrebbe detto panzane, ed essi avrebbero recitato un discorso messo insieme a modo e a verso d'accordo col papa: da prima Pio saltò su i mazzi urlando ch'erano traditori; gli fu dimostrato con pazienza da santi, che non i ministri traditori, ma egli era proprio un'ignorante, salvo lo Spirito santo, allora si abbonì, e accolse la profferta di rivedere il discorso, come in vero ei rivide ed approvò: tuttavolta l'Universo diario chiesastico di Parigi diè fiato alla tromba, e gli altri diari d'Italia tennero bordone lamentando la Chiesa governata da nemici della religione, e peggio; così si screditavano i ministri, e manomessa l'autorità si rendeva impossibile qualunque governo.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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