Ma questo secolo su gli altri piglierà titolo di bugiardo come quello, che i nomi onesti, e le sembianze tutte di virtù inquinava ponendoli a velo di tristi parole, e di peggiori opere. Insomma, bandita ogni ipocrisia, questa è la ragione delle congiure per la strage dei tiranni; se non riescono si rinnegano da tutti, se riescono da pochi, ma nessuno respinge i doni comecchè sanguinosi della fortuna. Taluni scrittori francesi, che scambiano l'arguzia per discorso scrivono, che il Mazzini a Roma, sgombra dai preti, si rinvenne come in casa sua volendo così significare, ch'egli è profeta, di fine diverso, ma di sostanza pari ai profeti cattolici: quanto ai Papi per durare così deboli sovrani tanta parte nelle faccende politiche egli importa sapere, che non si conobbe mai negoziatrice più destra della Corte Romana, e quanto a Mazzini non s'inviluppò triumviro nelle sue teorie per modo, che non rivelasse d'ora in
ora intelletto italiano di cui è natura la speculazione sperimentale delle cose. In Roma il Mazzini entrò eletto cittadino comecchè assente, nell'assemblea entrò col suffragio di novemila voti; lo accolsero plaudendo; il presidente Galletti se lo chiamò allato in segno di onore; disse parole brevi, modeste, e degne, le quali insomma si riducevano a questo: alla Roma dei Cesari, ed alla Roma dei Papi aversi a surrogare la Roma del Popolo, la quale raccolta in un fascio la Italia adoperasse la nuova e temuta potenza in benefizio della libertà del mondo. - Storici incapaci a concepire altro stato in Italia tranne quello di un Piemonte ingrandito tolsero a segno di sceda il concetto del Mazzini, e pure in tanta mutazione di casi egli è rimasto coscienza, e passione di popolo, patto di regno.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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