La repubblica Romana avversata dall'odio di tutti i suoi antichi servi cadde impotente a compirlo; adesso se n'è tolto il carico la monarchia: staremo a vedere dove ci mena; per ora ella conduce il can per l'aia. Nè anco si comprende come nel Mazzini diventi follia ciò che nei bandi di Napoleone III si esalta come apice di generosa sapienza; imperciocchè la promessa di fare apparire la bandiera di Francia colà dove vi sia causa di civiltà a sostenere non risponde all'altra del Mazzini di ricomporre prima e adoperare poi il fascio consolare della libertà Romana per la libertà degli altri popoli? E per me credo, e la esperienza lo ha mostrato un'aiuto comunque lieve purchè opportuno ebbe virtù di salvare popoli, e cause maggiori della umanità; se non che la promessa del Mazzini si sarebbe attuata in pro della libertà: quella del Napoleonide per ineresse della sua famiglia, o alla meno trisa per quello della nazione francese.
Intanto Pio IX smanioso tornarsene a Roma più assoluto (se fosse stato possibile) di prima chiama in suo soccorso contro Roma non uno bensì tre stranieri, gli Austriaci, i Francesi, e gli Spagnuoli, a cui aggiunge il Re di Napoli; lo avrebbe desiderato solo, ma non lo reputava bastante; avrebbe altresì eletto l'Austria sola estimata da lui più, che capace, ma glielo contrastavano le altre potenze: il Piemonte poi amava come il fumo agli occhi, nè questo, prima di Novara distratto, dopo disfatto poteva risentirsi.
Importa con discorso quanto meglio si potrà conciso esporre le ragioni della impresa francese contro Roma, affinchè gl'Italiani facciano senno una volta.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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