Di vero, la Francia, che marca co' bellicosi Germani sul Reno deve guardare bene a cui l'accosti dal lato le Alpi; là dove la Italia diventasse feudo austriaco la Francia correrebbe pericolo di essere messa in mezzo alle tanaglie incontrando il medesimo nemico così a Magonza come a Torino; e posto eziandio, che la Italia giungesse a costituirsi potenza grande la Francia vedrebbe piuttosto crescere che diminuire il risico, imperciocchè un regno d'Italia probabile confederato un dì della Germania per terra, e della Brettagna sul mare sarebbe minaccia gravissima sopra la frontiera, che oggi la Francia non vigila o custodisce appena. Non è vero niente, che vicinanza sia mezza parentela, o vero nel senso, che parentela non importa amicizia; al contrario gli odii riardono più intensi quanto più gli odiatori sono stretti per vincoli di sangue; e porgono argomento di odio gl'interessi comuni i quali si moltiplicano e si rinforzano appunto a cagione della prossimità: poche per la Francia le cause di litigio con la China, o col Giappone e rare, frequenti e moltissime con la Spagna, la Germania, e la Italia. Pertanto contro questi pericoli la Francia non seppe immaginare mai migliore tutela della inviolabilità dello stato pontificio, il quale entra a mo' di zeppa in corpo alla Italia, e ne impedisce la unità repubblicana o regia tanto esiziale alla Francia. Insomma se il Vaticano difende la Francia, e la Francia difende il Vaticano legati da comune interesse; se questo vincolo venga a mancare la Francia si trova condotta dalla necessità a pigliarsi Roma per sè: non ci sono due vie; Napoleone I. s'ingolò Roma, Napoleone III. la tiene come un calcio in gola agli Itali
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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