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      Io lo confesso comecchè poca cosa fosse l'acquisto di un prigioniero, me ne rallegrai, ed augurai bene della giornata. Era la Francia inginocchiata facendo ammenda onorevole per la vergognosa condotta dei suoi governanti." Ci vorrebbe altro per la Francia se volesse fare ammenda per tutte le sue vergogne! nè tale le consente la indole superba solita a coprire le antiche con le nuove vergogne: umiliata si umilia, ma bisogna che prima ne tocchi, e di molte: ora la perdita di un prigione non era capace ad esercitare tanta virtù; vuolsi piuttosto considerare non dirò l'abiettezza, bensì la ignoranza del soldato francese comune a troppo grande parte di loro, imperciocchè quel pauroso supplicare mercede da altro non poteva partirsi eccetto dalla credenza, che barbari e atroci noi altri le leggi di guerra anzi quelle della umanità non osservassimo. Un'altra cosa non isfuggi allo arguto Garibaldi, e furono le armi, che cadute nella fuga ai Francesi, e da lui esaminate considerò come troppo di lunga superassero le nostre.
      Omero invocò le Muse per rammentare i nomi dei gloriosi, che si travagliarono allo assedio di Troia; io in questo tempo scarso di poesia mi sono raccomandato a quanti si trovarono allo assedio di Roma per salvare dall'oblio più che per me si potesse prodi Italiani, però seppi che il primo sortito all'onore di adoperare le armi contro lo straniero si chiamava Maestri genovese, reduce da Montevideo monco di un braccio perduto a Moranzone: la intera pattuglia poi comandava il Bicchieri, nizzardo; e ciò non senza legittimo orgoglio nota nelle sue memorie il Garibaldi.


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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno
1864 pagine 838

   





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