Però dietro ai muri gli assalitori presero a trarre colpi, pur troppo bene aggiustati, atteso la molta loro prestanza, e la bontà delle armi. Il sangue, che primo lavò le mura di Roma dalla secolare infamia fu versato da Paolo Narducci romano, anima grande, che memore delle glorie antiche non pianse, ma esultò vedendosi tronco il fiore della gioventù: misero chi vive troppo! Dopo lui cadde Enrico Pallini aiutante maggiore mentre confortava con le parole, più con lo esempio i soldati ad usare ferocemente le mani; altri pure, massime artiglieri, lamentammo noi morti o feriti, i nomi dei quali sommerse nelle sue acque buie l'oblio; di qui nasce, e non può fare a meno, scompiglio; il fuoco delle nostre batterie rallenta, di che approfittansi gli avversari, i quali, così ordinando il capo di squadrone di artiglieria Bourdeaux piantano su certa altura due cannoni; da questa però poco frutto cavavano, lontana dal bastione 900 e più metri; allora partonsi di galoppo con due altri pezzi di artiglieria, e non curando mitraglie, corrono gli artiglieri francesi a collocarne altri due in batteria dietro il riparo di un'arco degli acquedotti; i nostri consolata un po' la tristezza, ripigliano il trarre; pietà ha luogo nei combattimenti più o meno secondo la indole benigna, ma in tutti prevale l'ira; tre quarti belva l'uomo fuori di battaglia, in mezzo della battaglia tutto.
I Francesi obbedendo ai comandi del Capitano senza stringere ciglio secondochè vogliono la disciplina militare, e il proprio ardimento attraverso un turbine di ferro e di fuoco si avventano contro i bastioni: erano due reggimenti di linea, il 20, e il 33; li conduceva il generale Molliere cercando una via per penetrarci dentro; i bersaglieri francesi rincalzavano l'audace impresa con lo spesseggiare di mortalissimi tiri; per essi stramazzò spento il brigadiere Della Vedova soldato vecchio, e modesto quanto animoso; ne andarono malconci di ferite il capitano Pifferi, il tenente Belli, il cadetto Mencarino, e il maresciallo Ottaviano; insomma tanto per loro si operò, che uno dei nostri cannoni tacque per manco di artiglieri; tacque, ma per poco, chè sottentrano ai caduti il soldato De Stefanis, il caporale Ludovich, e il capitano Leduc con sorte punto migliore dei primi però che entrambi stramazzassero a piè del pezzo colpiti nel petto; Leduc nacque belga, ma dove si combatteva per la libertà quivi era la sua Patria: illustre per gesti operati contro gli Austriaci presso Este, dove li vinse prima, poi gli affamò con lo impedire che fino a loro arrivasse la vettovaglia.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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