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La miseria dell'animo pari al sofisma dei nostri avversari si palesò nello scambio dei prigioni; mandarono a negoziarlo certo loro medico, e il povero Ugo Bassi pedestre e senza cappello; recavano lettere del generale Regnault di San Giovanni di Angely, il quale vedremo rassomigliarsi all'Oudinot come uovo ad uovo: rinfacciava costui la libertà concessa ai bersaglieri lombardi, sostenuti a torto, contro il diritto delle genti, e per di più sotto la condizione, che ho ricordato pocanzi: offeriva rendere in baratto 500 uomini del Melara sorpresi a tradimento, e disarmati a Civitavecchia; parlava di diritto internazionale, di accettare lo scambio, egli che per offerire scambio siffatto aveva violato tutte le norme del diritto e della giustizia: che più? E fu questa suprema prova della fronte di bronzo dei nostri nemici, vantavano essi avere distribuito le paghe alle milizie romane a Civitavecchia, e fu debito adempiuto dai Francesi con pecunia romana. - Le armi dei prigionieri chiedeva, e quando noi domandammo le nostre arraffateci con rapina nei depositi di Civitavecchia presero a bindolare; anco sul luogo per la consegna dei prigioni perfidiarono, sicchè i Triumviri sdegnosi per siffatte pidocchierie in virtù di nobilissimo decreto li rendeva liberi, senza patto, e con le armi; ma prima li convitarono a pubblica mensa; colà si abbracciarono popolo, e soldati, e baciaronsi in bocca, dissero parole e fecero atti di sviscerata tenerezza; tutto di fuori li dimostrava fratelli, non ci mancava che il cuore; cessato il banchetto, i Francesi tenendo su ritte bandiere italiane, e gl'Italiani bandiere francesi mossero alternando canti festosi a San Pietro.
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Lo assedio di Roma
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Zecchini Livorno 1864
pagine 838 |
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